Danforth appese i corpi uno ad uno dopo che l'asciugatrice meccanica ebbe
finito di strizzarli. Bagley sedeva ai telefoni. "quanti ne abbiamo fatti?"
"19. proprio una buona giornata."
"merda, è proprio così. sembra proprio una buona giornata. quanti ne abbiamo
piazzati ieri?
"14"
"discreto. discreto. se continuiamo così faremo un mucchio di grano. l'unica
preoccupazione che ho è che potrebbero chiuder baracca in Vietnam, "disse
Bagley dei telefoni.
"non dire stronzate. c'è troppa gente che s'ingrassa sulla guerra."
"ma la conferenza di pace a Parigi..."
"non mi sembri in te oggi, Bag. sai bene che passano la giornata a far
niente, a scherzare dalla mattina alla sera, ritirano lo stipendio e tutte
le notti vanno ai night di Parì. quella si che è gente che vive bene. non
hanno nessuna voglia che la Conferenza di pace finisca proprio come non
vogliono che finisca la guerra. ingrassiamo un po tutti e senza un livido, è
una bellezza. e se per sbaglio finisce quella guerra, ce ne saranno delle
altre. ci sono zone calde in tutto il mondo".
"eggià, mi preoccupo sempre troppo." squillò uno dei tre telefoni sulla
scrivania. Bagley sollevò il ricevitore. "AGENZIA SODDISFATTI E RIMBORSATI.
parla Bagley."
si mise ad ascoltare. "si,si. ce l'abbiamo un buon tecnico del suono.
stipendio? 300 dollari per le prime due settimane, cioè 300 la settimana. la
paga delle prime due settimane la intaschiamo noi poi gliene daremo 50 la
settimana oppure lo licenziamo. se invece siete voi a licenziarlo dopo le
prime due settimane, saremo noi a dare a VOI cento dollari. perchè? beh, ma
insomma, ma com'è che non capite? l'idea è quella di far del movimento. è
una faccenda psicologica, come Babbo Natale. quando? si, ve lo spediamo
subito. qual è l'indirizzo? perfetto, perfetto, sarà subito da voi: non
dimenticate i termini dell'accordo. ve lo spediamo con un contratto. salve."
Bagley riattaccò. canticchiò tra se e se, sottolineò l'indirizzo.
"trovagliene uno, Danforth. uno nato stanco, pelle e ossa. non serve a
niente mandargli il migliore al primo colpo." Danforth si avvicinò al
sostegno metallico tipo appendiabiti e aprì il morsetto che stringeva le
dita di un tizio dall'aria stanca e dal corpo ossuto.
"portamelo qui. come si chiama?"
"Marc Serafino."
"cazzo, ma non mi sembra mica a posto. sembra che abbia in corpo ancora un
po di sangue. e poi vedo che ha ancora qualche sfumatura di colore negli
occhi...almeno così mi sembra. ascolta, Danforth, mi raccomando, fai
funzionare a modino quelle macchine asciugatrici. voglio che gli strizzi il
fegato a puntino, niente forme di resistenza, mi capisci? tu fai il tuo
mestiere che al mio ci penso io."
"va beh, proviamo con lui. Marc, ehi, ragazzo!"
"che volete, paparini?"
"ti andrebbe di fare un lavoretto?"
"ah, maledizione, no!"
"cosa?" ti rifiuti di fare un lavoretto?"
"che cazzo mi frega? mio padre non ha fatto che sgobbare per tutta la vita e
dopo il funerale che abbiamo pagato coi suoi soldi, lo sapete quanto ci
aveva lasciato?"
"quanto?"
"15 centesimi e la fine di una vita che più noiosa non si può."
"ma allora tu non le vuoi una moglie, una famiglia, una casa, la
rispettabilità? una macchina nuova ogni tre anni?"
"non ho mica voglia di farmi spolpare, simpaticoni. non vorrete mica farmi
finire in una gabbia di matti? chiedo solo di fare il lavativo, io. che
cazzo credete?"
"Danforth, dai una ripassatina a questo bastardo nella macchina
strizzafegato e assicurati che i morsetti siamo ben stretti!"
Danforth afferrò il signorino ma prima Marc Serafino riuscì a gridare
"vaffanculo te
e tua mamma..."
"e strizzagli il FEGATO PIU' CHE PUOI, NON TRASCURARE NEMMENO UN ANGOLINO!
mi senti?"
"d'accordo, d'accordo!" rispose Danforth.
già fatto passare per la strizzafegato? "già DUE VOLTE! gli ho tolto tutto
il fegato. vedrai."
"ottimo, pilotamelo qui. facciamo una prova."
Danforth riportò Marc Serafino nella stanza. era leggermente cambiato. i
suoi occhi
non avevano più colore e sulla faccia si era stampato un sorriso totalmente
falso. una meraviglia.
"Marc?" chiese Bagley.
"sì, signore?"
"cosa senti? o cosa ti senti?"
"non sento niente, signore."
"ti piacciono i piedipiatti?"
"non si chiamano piedipiatti, signore, si chiamano poliziotti. loro sono le
vittime della nostra malvagità anche se alle volte ci proteggono sparandoci
addosso, mettendoci in prigione, picchiandoci e dandoci le multe."
"credi in Dio,tu?"
"ma ceramente, signore, in Dio, nella Famiglia, nello Stato, nella Nazione e
nel lavoro onesto."
"gesù cristo!"
"cosa signore?"
"scusami. ascolta, adesso, pensi che sia giusto fare gli straordinari?"
"oh, certo, signore! se fosse possibile lavorerei sette giorni la settimana
e se potessi farei il doppio lavoro."
"perchè?"
"per via dei soldi, signore. soldi per il televisore a colori, automobili
nuove, mutuo della casa, pigiama di setq, 2 cani, rasoio elettrico,
assicurazione contro le malattie, per tutti i tipi di assicurazione e di
istruzione universitaria per i miei figli, se ne avrò, e porte automatiche
nel garage e bei vestiti e scarpe, e macchine fotografiche, orologi da
polso, anelli, lavatrici, frigoriferi, poltrone nuove, letti nuovi,
moquette, elemosine per la chiesa, riscaldamento automatico e..."
"daccordo. fai punto qui. ma quand'è che userai tutte queste cose?"
"non comprendo signore."
"cioè, visto che lavoreresti giorno e notte, straordinari inclusi, quand'è
che potrai goderti tutti questi lussi?"
"arriverà il giorno, arriverà il giorno, signore!"
"e non pensi che un giorno i tuoi figli cresceranno e penseranno che sei
stato uno stronzo?"
"dopo che mi sarò consumato fino a ridurmi a pelle e ossa per loro, signore?
certo che no!"
o.k., vaffanculo."
"prego?"
"cioè, non ho più niente da chiederti."
"o.k., questo è bell'è pronto, Dan. ottimo lavoro. dagli il contratto,
faglielo firmare, non credo proprio che starà lì a leggere la parte stampata
in piccolo. oramai è convinto che noi siamo delle brave persone. fallo
trottare fino all'indirizzo. lo assumeranno.